Quando si decide di organizzare una vacanza in Salento, una tappa imprescindibile non può che essere Lecce. La città, considerata una vera perla barocca, è per molti un piccolo museo a cielo aperto, alla luce dei tanti monumenti da visitare.
Questa ricchezza artistica e archeologica è legata alla storia della città, che affonda le radici in tempi in cui in queste terre dimoravano gli antichi Messapi.
Le origini di Lecce
In origine vi era una città di origine messapica dal nome Sybar, di epoca dunque ben precedente alla caduta della leggendaria città di Troia. Nel III a.C. arrivano i Romani, che ribattezzano il nucleo abitativo come Lupiae, facendone poi un municipio. Durante il regno di Marco Aurelio e di Adriano, l'antica Lecce diventa un centro ricco e florido e affiorano nuove costruzioni, dal teatro romano all'anfiteatro fino al porto di Adriano, i cui resti sono oggi visibili nella frazione leccese di San Cataldo.
Piazza Sant'Oronzo preserva ancora le monumentali vestigia dell'Anfiteatro romano realizzato nel II d.C., con resti di gradinate in tufo e colonne: oggi solo 2/3 dell'anfitetaro è visibile, ma rende benissimo l'idea di come doveva essere in passato, con 2000 persone in estasi davanti alle lotte tra gladiatori o con le fiere.
Chiunque voglia ammirare i resti del parapetto in marmo decorato con rilievi raffiguranti scene di caccia oppure la statua di Athena presente nell'anfiteatro, deve recarsi nel Museo Castromediano, che comprende anche una pinacoteca con opere risalenti al periodo tra il 1400 e il 1700.
Il teatro romano è poco distante dall'Anfiteatro ed è raggiungibile da Via Arte della Cartapesta: risale al I-II d.C.: mostra ancora la cavea con tanto di gradinate e i reperti qui rinvenuti, soprattutto le maschere teatrali, sono esposti nell'adiacente Museo del Teatro Romano.
Dopo i Romani, Lecce subì per ben cinque secoli il dominio dei bizantini, scacciati poi dai normanni: addirittura la corte di Tancredi si trasferì a Lecce, che in quel periodo era molto attiva soprattutto per i commerci.
Seguirono gli Svevi, gli Angioini, gli Aragonesi e poi i Borbone, con Carlo V che fece costruire una cinta muraria attorno alla città di Lecce, al cui cuore storico ancora oggi si arriva attraversando la cinquecentesca Porta Napoli, ma anche il Castello che porta oggi il suo nome.
La fortezza fu progettata da Gian Giacomo dell'Acaya con mura molto possenti e quattro torrioni angolari: il salone della Duchessa è una delle camere più belle del Castello, tra volte a crociera e capitelli plasmati con motivi allegorici e vegetali.
La diffusione del barocco a Lecce
Per molto tempo Lecce è stata al centro dei commerci in Italia, con città come Firenze, Genova e Venezia: proprio i veneziani vollero la costruzione del Sedile, noto anche come Palazzo del Seggio, situato con la sua loggia sorretta da un'arcata ogivale, in Piazza Sant'Oronzo, accanto all'Anfiteatro e all'ombra della Colonna Votiva di Sant'Oronzo (patrono di Lecce dopo che la città si salvò dalla peste del 1656).
Se Lecce è la capitale del barocco salentino, il merito va alla dominazione spagnola, grazie alla quale è stato importato quello stile architettonico che è andato a plasmare palazzi e chiese. La Basilica di Santa Croce è l'esaltazione massima del barocco leccese, con la sua facciata decorata con rosone, statue, capitelli e sculture.
Anche Piazza Duomo è stata realizzata, come la scena di un teatro a cielo aperto, in stile barocco: vi si affaccia la Cattedrale di SS. Maria Assunta e il campanile, dalla cui vetta si può scorgere persino l'Albania. La torre campanaria è stata progettata dallo Zimbalo, il maggior esponente del barocco leccese, al quale si deve anche la realizzazione dell'altare della Cappella di S. Francesco da Paola della Basilica di Santa Croce.
Oltre a visitare anche le altre chiese di Lecce, come quella di Sant'Irene e quelle di San Matteo dalla curiosa facciata curvilinea, si consiglia di visitare i suoi musei, in particolare il Museo Storico Archeologico e il Museo della Cartapesta. Quest'ultimo è legato alla tradizione antichissima della lavorazione della cartapesta, diffusasi in Salento dal XVIII secolo.
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